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Introduzione alla lettura dell’enciclica “Caritas in Veritate”

Care amiche, cari amici,

l’enciclica Caritas in veritate è stata pubblicata due settimane fa e per due giorni i giornali ne hanno parlato, a volte a proposito, a volte a sproposito. Non c’era lo scoop, e pertanto i media l’hanno già archiviata.
Ma per noi della Fondazione Enzo Peserico comincia invece il lavoro di studio e attenta analisi.
Il documento è molto denso, tocca vari aspetti della vita economica e sociale: globalizzazione, diritto naturale, mobilità lavorativa, bioetica, tecnocrazia, laicismo. Il tutto legato da una considerazione di fondo: oggi la questione sociale è diventata essenzialmente una questione antropologica. Da dove cominciare?
Come sapete, al nome della nostra Fondazione abbiamo voluto associare due binomi: Fede e Ragione, Persona e Comunità. Si tratta di concetti cardine il cui corretto equilibrio è fonte di un ordinato ed armonico sviluppo della vita sociale: sappiamo quanto è costato all’Europa (anche e non solo in termini economici) il loro squilibrio. Possiamo allora notare già da una prima lettura del documento di Benedetto XVI che queste quattro coordinate cartesiane ricorrono spesso nell’enciclica. Pertanto, nella valigia delle vacanze mettiamo anche l’enciclica: è un piccolo consiglio che rivolgiamo a tutti.

Nel frattempo vi segnaliamo alcuni testi che possono essere di introduzione alla lettura.
Il primo si potrebbe definire “l’enciclica spiegata dal Papa”: Benedetto XVI infatti ha presentato il suo documento nell’udienza generale di mercoledì 8 luglio. Leggete qui.

Segnaliamo poi il commento del prof. Francesco Botturi, incentrato proprio sulla questione antropologica: secondo il docente di Filosofia Morale dell’Università Cattolica di Milano, lo sforzo dell’enciclica “è di mostrare la ragionevolezza di coniugare in modo nuovo tecnica, economia e politica con una sa pienza e una saggezza sull’umano senza le quali nessuno dei grandi pro blemi contemporanei può essere affrontato oggi con buon esito. Non si tratta, dunque, solamente di accompagnare o integrare l’econo mia e la finanza con qualche discorso morale, ma più radicalmente di avviare «una nuova e approfondita riflessione sul senso dell’economia e dei suoi fini» (n. 32)”. Leggete qui l’articolo.

Infine, Rolando Medeiros, presidente dell’Unione Sociale degli Imprenditori Cristiani (USEC), invita ad una nuova cultura imprenditoriale. In una lettera ai membri della sua associazione, dal titolo “La Carità nella Verità e il ruolo dell’imprenditore” ricorda ai “dirigenti d’impresa di cercare di non perdere di vista il fatto che la nostra impresa è formata da una comunità di persone su cui dobbiamo sempre vegliare e che va protetta per quanto dispersi possano essere le nostre operazioni, le filiali, gli azionisti, i fornitori, i clienti e il pubblico”.
“E’ facile svincolarsi quando non abbiamo un contatto quotidiano con le squadre di collaboratori, ed è facile dimenticare che il nostro capitale umano è formato da persone con un nome e un cognome, con aspirazioni, potenzialità, famiglie e sogni e il cui contributo con il lavoro quotidiano è unico e prezioso. Perché un’impresa sia altamente produttiva, deve essere anche pienamente umana e socialmente responsabile”
. Leggete qui.

Un cordiale saluto,
Segreteria Fondazione Enzo Peserico

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